“VERSO UNA CITTA’ CHE CONCILIA”: le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori della Filcams Cgil Veneto, le richieste al sindacato e alle Istituzioni

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Le protagoniste della tavola rotonda sulla conciliazione al congresso veneto della FIlcams

Verona, 19 gennaio 2023 – Mercoledì 18 gennaio, con inizio alle ore 15, al Crowne Plaza Hotel di Verona (Verona Fiera), durante il XII congresso della Filcams Cgil Veneto, si è tenuta la tavola rotonda: “Verso una città che concilia”. Ha moderato Maria Pia Zorzi (giornalista Rai Tgr Veneto). 

Sono intervenuti: Cecilia dePantz (segretaria generale Filcams Cgil Veneto), Florenzia Andreola e Azzurra Muzzonigro (Sex and the city), Simona Marchi (responsabile formazione Fondazione Di Vittorio), Elena Di Gregorio (segretaria generale Spi Cgil Veneto), Federica Cochi (presidente Apiqa nazionale), Tiziana Basso (segretaria generale Cgil Veneto), Cinzia Bernardini (segretaria Filcams Cgil nazionale).

QUESTIONARIO FILCAMS VENETO


Sono stati presentati i risultati di un questionario, ideato dalla Filcams Cgil Veneto in collaborazione con Sex and the city Milano e la Fondazione di Vittorio. Il questionario mira a creare una fotografia di un segmento specifico di popolazione – gli iscritti e le iscritte all’organizzazione sindacale che hanno risposto alle domande diffuse attraverso la rete sindacale – di uno specifico territorio – la Regione Veneto – in un momento storico preciso – l’autunno 2022, quindi a due anni dalla pandemia che ha stravolto a livello globale ogni aspetto della vita, dalle dinamiche di produzione alla conciliazione fra la vita privata e la vita lavorativa.

Lo scopo è comprendere se vi siano delle differenze significative legate ai ruoli di genere che permettano di individuare obiettivi e strumenti di contrattazione nuovi, volti a mitigare l’impatto del lavoro nella vita quotidiana di donne e uomini.

I TEMI DEL QUESTIONARIO

Che difficoltà incontrano oggi i lavoratori e le lavoratrici iscritti/e alla FILCAMS nel conciliare la vita lavorativa con le responsabilità legate alla cura dei figli, degli anziani, dei soggetti non autonomi?
Il part-time può essere uno strumento utile per trovare un equilibrio fra questi aspetti per il segmento specifico di popolazione analizzato?
Lo smart-working, qualora sperimentato durante la pandemia, ha avuto un’incidenza benefica nell’organizzazione del lavoro di questo segmento di popolazione?
Quali servizi legati al territorio o legati all’azienda è utile mettere in campo per rispondere ai bisogni di lavoratori e lavoratrici?
La percezione dell’insicurezza di genere, il timore di subire aggressioni fisiche, è un fattore che incide sulle scelte, anche lavorative, delle donne?
Con che strumenti sindacali si possono mitigare queste criticità?

ALCUNI DATI

La maggioranza delle persone che ha risposto al questionario proviene dalle province di Padova (39,5%), Verona (21,97%) e Vicenza (18,68%). Più del 58% è nella fascia d’età tra i 46 e i 59 anni, segue circa il 20% tra i 36 e i 45 anni; intorno al 10% i partecipanti delle due fasce d’età confinanti (26-35 e 60-74).

Osservando i dati, si può tracciare un profilo prioritario nelle risposte, che vede l’utente medio essere una lavoratrice a tempo indeterminato (85% dei partecipanti) di mezza età, sposata (49,5%), con un figlio in età da liceo, diplomata (58,2%), italiana e fisicamente abile.

Più precisamente, per quanto riguarda lo stato civile e la presenza di figli, i dati mostrano che la maggioranza dei partecipanti non ne hanno avuti (34%), seguono con lo stesso peso coloro che hanno uno o due figli (30%). Solo il 5% risponde di avere più di due figli. Il 21% dei partecipanti ha figli piccoli da 0 a 10 anni, la cui presenza impone un accudimento più impegnativo, tendenzialmente sulle spalle delle donne.

Il 61% dei partecipanti lavora con un contratto full time (da 32 a 40 o più ore, il 55% a 40 ore piene), coloro che hanno una relazione lavorativa part-time l’hanno scelto al 47% per avere più tempo da dedicare alla famiglia ed è una risposta data solo dalle donne, dato che il 92% di chi lavora part time è donna. Il 25% delle donne che lavorano part time dichiara l’involontarietà della condizione, imposta dai datori di lavoro.

Vicenza e Rovigo sono le province con la condizione migliore di rapporto distanza casa-lavoro: a Vicenza il 19,6% lavora vicino a casa, il 37,2% a 15 minuti con i mezzi, il 29,4% a circa mezz’ora. A Rovigo il 60% lavora a non più di 15 minuti (usando i mezzi) da casa. Verona si presenta invece come la provincia che comporta maggiore sforzo per i lavoratori nelle distanze da colmare: circa il 21% dei/delle partecipanti impiega tra i 45 minuti e più di un’ora per raggiungere il posto di lavoro.

Nella sezione del questionario che indaga il tema relativo all’insicurezza percepita la sera e la notte, i dati narrano di una condizione completamente differente tra uomini e donne: il 72,5% delle donne hanno risposto di avere paura, e per questa ragione di non uscire mai da sole (30%), o di evitare determinate strade (23,5%). Circa la stessa percentuale (75,3%) degli uomini risponde invece di non percepire questo problema, non avendo mai avuto paura (71,2%), o di averne provata in passato ma ora non più (4,1%).

OBIETTIVO: COMPRENDERE LE ESIGENZE DELLE LAVORATRICI E LAVORATORI

«L’obbiettivo che ci siamo posti come sindacato – dichiara Cecilia de’ Pantz, segretaria generale Filcams Cgil veneto – è stato: comprendere i bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo e capire come tali bisogni possano trovare risposte nelle realtà che abitano, nello spazio pubblico che utilizzano ogni giorno. Italo Calvino scriveva: ‘Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure’, noi vorremmo non da soli, ma contrattando con le nostre controparti e confrontandoci con le istituzioni, realizzare qualcuno di questi desideri e mitigare le paure. Molte lavoratrici, per esempio, finiscono i loro turni di notte o li cominciano alle prime luci dell’alba (vale per le commesse dei centri commerciali, per chi fa le pulizie degli uffici quando sono chiusi o quando devono ancora aprire, per chi lavora negli ospedali): le città vanno rese sicure innanzitutto per loro. E per quanto riguarda i desideri, che spesso coincidono con i diritti che troppe volte vengono calpestati: la retribuzione giusta; la possibilità di conciliare vita, famiglia e lavoro; la condivisione della cura, che non può ricadere solo sulle donne. Per tutto questo ci battiamo ogni giorno e continueremo a farlo ancor di più in futuro».